«Alle fine dell’ultima guerra mondiale, nel giorno della Liberazione, ci fu una festa come questa. C’era tanta gente come voi, felici, pieni di gioia. Credevano che si sarebbe rovesciato tutto, ma noi non ci siamo riusciti. Fatelo voi, per favore». Dario Fo ricorda al termine del comizio in piazza del Duomo a Milano nel febraio 2013.
La morte di un uomo è una tragedia, la morte di milioni di persone una statistica.W. Churchill
Il 21 febbraio 2020 segna la data di inizio di un'emergenza sanitaria che ha sconvolto il nostro Paese. In un paesino in provincia di Lodi a 50Km da Milano viene individuato il primo paziente italiano portatore di coronavirus, si chiama Mattia e ha 38 anni, la storia dell'epidemia lo ricorderà come Paziente 1. Siamo ai tempi del governo Conte 2, che istituirà il 23 febbraio stesso la zona rossa intorno a Codogno, mettendo in quarantena 45mila persone che non potranno entrare o uscire dal perimetro.
Mi piacerebbe riflettere sulla parola "attrattiva", parola che ha sostituito la definizione che dal dopoguerra fino agli anni '80 definiva Milano. Milano una volta non era attrattiva, era la città cunt el coer in man (con il cuore in mano), la città che accoglieva, dava lavoro e opportunità per una vita migliore. Milano è stata la città del riscatto per intere generazioni dal dopoguerra fino a un passato recente in termini di storia, ma che sembra lontano millenni dalla Milano di oggi.
La Regione Lombardia destina una quota importante di risorse finanziarie a operatori privati invece che alla sanità pubblica, ma non sempre la scelta comporta una maggiore efficienza del sistema. In ossequio al dettato costituzionale, il sistema sanitario italiano si caratterizza per la sua universalità, garantendo a tutti i cittadini l’accesso alle cure. Il servizio sanitario deve essere equo, cioè giusto e proporzionato, accessibile, cioè alla portata di tutte le fasce economiche, vicino, cioè capillare sul territorio. Caratteristiche che non trovano riscontro nell'attuale organizzazione del sistema sanitario lombardo che non è equo perché non risponde alle esigenze dei cittadini in termini di prevenzione e accesso alle cure, non è accessibile perché i servizi d'eccellenza sono erogati da strutture convenzionate che lasciano i pazienti a carico del servizio sanitario in lunghe liste d'attesa privilegiando i “clienti” che pagano, per finire non è vicino, perché grazie alla riforma della sanità in Lombardia di Letizia Moratti, si conferma ospedalocentrica, cioè concentrata nelle grandi strutture ospedaliere.