San Siro non è sempre stato uno stadio. Prima era un gruppetto di case sulla via da Milano verso Novara. Poche cascine a tiro delle campane della chiesa di san Siro alla Vepra. La Vepra è un affluente della Vettabbia, che un tempo allagava (in buona compagnia) Milano. Oggi della Vepra non rimane traccia (visibile) e il villaggio è diventato un quartiere: San Siro.
Che vuol dire stadio, ippodromo, ville molto belle, cottages in stile inglese con stalle per galoppatori e trottatori e case popolari che quando ci sono i concerti allo stadio non si riesce a dormire. Della chiesa di un tempo è rimasta solo l’abside: la parte anteriore sembra entrata in una costruzione degli anni Trenta come un treno in una galleria. Dunque “stadio di San Siro” vuol dire lo stadio che si trova nel quartiere omonimo. Di questi tempi vuol dire anche altro: soldi, forse corruzione e finanza globalizzata e nella cronaca ci sono tanti attori.
Il voto per rinnovare il Consiglio Regionale e il Presidente della Lombardia è l’occasione per esprimersi e per cambiare le cose che evidentemente non funzionano nella sanità, nel trasporto pubblico e nelle politiche sull’ambiente e sulla casa.
Ci sono due ragioni per votare Majorino e non chi, come Fontana e la Moratti, ha governato la Regione in questi anni.
La prima ragione riguarda la necessità di rimettere al centro del lavoro della Regione le persone, la vita vera, i bisogni concreti.